martedì 13 gennaio 2015

Nessuno ti ama abbastanza. I miei tre giorni con Gipi.

Il 3, il 4 e il 5 ottobre ero a Ferrara al Festival di Internazionale.
Ero al Festival di Internazionale perché ho partecipato al workshop di fumetto di Gipi.

Si chiamava 'Con gli occhi di fuori'.


"La voce di chi racconta dev'essere la voce di Dio. Prepotente."


Ferrara per il festival aveva spianato il sole dei giorni di festa.
C'era piuttosto caldo.
C'era un sacco di gente in giro per Ferrara.

Parto con Francesca Zoni, grande amica e disegnatrice, dalle lande bolognesi e arriviamo in aula.
In ritardo.

"Ci sono dei posti qui."

Prima fila.
E poi, beh, poi inizia a parlare.
Gipi.
Seduto sulla cattedra.
In piedi sulla tavola.

"Provate a disegnarmi."

Il primo giorno passa che non ce ne accorgiamo nemmeno.
Lo passa a parlare, parlare di sé, dei suoi fumetti, del Fumetto. E lo fa così spensierato, guascone, convincente.
Muove le mani costantemente.
Si tocca il mento, si gratta la testa.
Ha scritto sull'avambraccio un nome di donna, col pennarello.

"Ogni mattina lo ripasso, se no s'incazza."

Disegna alla lavagna, salta da un argomento all'altro e riempie tre ore di Fumetto. Ogni tanto qualche domanda, sempre una risposta.
Ci dice che nessuno ci ama abbastanza. Ce lo dice perché arriviamo subito al dunque.
Ce lo dice perché nessuno ti ama abbastanza da leggere le tue storie di mille pagine.
Nessuno ti ama abbastanza da perdere il tempo che tu impieghi per provarlo a convincere che dovrebbe amarti.
Nessuno ti ama abbastanza.
Me lo segno.
Come mille altre frasi sue.

E prima di salutarci il compito.
Ci dice che dobbiamo disegnare, dobbiamo andare in giro e disegnare.

"Nessuno ti guarda male se disegni in pubblico, non vi vergognate. Quando uno disegna non fa male a nessuno."

L'obiettivo del workshop era proprio quello. Provare a guardare le cose da un punto di vista diverso, quello del disegno. Disegnare cose apparentemente inutili. Disegnare persone, oggetti, strade, palazzi.
Con gli occhi di fuori.
E poi, senza fili apparentemente logici, tirarci fuori qualcosa di raccontabile.
Aggiungerci pensieri, frasi colte qui e là, insomma.
Prendere un taccuino e andare a disegnare in giro.
Con la biro.

"Così vedo gli errori."

Ma io ora devo andare alla proclamazione di laurea di un amico.
Non posso disegnare, penso.
Glielo dico.
Mi dice che è meglio, e che devo disegnare lo stesso. Sarà divertente.
Lo è stato.

E insomma, io vado alla laurea.
Disegno con sketchbook e biro.
La sera vado alla festa di laurea.

E il giorno dopo Gipi guarda i lavori.

E quando Gipi ha i tuoi lavori in mano ti senti un pò come se Baggio ti dicesse "Fammi un pò due palleggi."
Hai le mani fredde e aumenta leggermente il battito cardiaco.
Ma va beh.

Insomma, io ora qui sotto metto le tre tavole che hanno passato ben due editing di Gipi e una rielaborazione con tanto di colorazione al photoshop.










Questa versione lui non l'ha mai vista.
L'ho finita solo in questi giorni.
E se devo essere sincero non mi ricordo granché di quello che mi ha detto con i miei disegni in mano.
Tipo i suoni ovattati.
Mi ricordo poche cose, ma belle.
Che ha sorriso convinto, che ha usato il termine carveriano e che io ne ero contento.
Mi sembra gli sia piaciuta.
L'ho asciugata come mi aveva detto da altri disegni e altre frasi.

"Asciugare. Asciugare sempre."

Il secondo e il terzo giorno li abbiamo appunto passati attorno alla sua cattedra. A guardarci i lavori, a parlarne insieme, a sentire cosa aveva da dire.

Riguardando il taccuino di quei giorni mi accorgo che le frasi che mi son segnato sono tantissime.
Ma non ve le dico tutte.

Le conservo come bei consigli personali.
Come l'immagine di lui che in bicicletta si perde in mezzo al sole di Ferrara.

Conservo una fotografia presa dal sito di Internazionale.
Ci siamo io e la Fra che dalla prima fila lo ascoltiamo.





"Tra i giovani autori ora va di moda il finale aperto, misterioso, indefinito.
Capisco che possa piacere, ma credo che chiunque racconti debba prendersi la responsabilità di chiuderla, una storia."


Nessuno ci ama abbastanza.
È tutto ciò di cui ho bisogno.






PS: il font utilizzato è di Gabriele Peddes, i colori me li ha ispirati una vignetta di Stefania Potito, Bose si è laureato con 110 e lode.

4 commenti:

  1. Ottima asciugatura.
    La storia è brevissima ma molto suggestiva. Uno già s'immagina un mondo dietro quelle poche frasi.

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    1. Grazie! c'è un vero e proprio mondo, lì dietro :)

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